La condanna è solo civile e non penale in quanto l’appello del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile per problemi formali (l’appello fu spedito via PEC in base ad un protocollo interno che è stato successivamente ritenuto non valido. Sarebbe bastato consegnarlo a mano…) Poiché nel nostro ordinamento solo il Procuratore Generale può chiedere la condanna penale in secondo grado, ma non le parti civili (che possono chiedere solo la condanna civile), l’imputato, nonostante sia stato riconosciuto colpevole del reato, non ha dunque potuto subire una condanna di tipo penale.
In ogni caso, il risultato importante è stato quello del ribaltamento della sentenza di primo grado e dell’affermazione della responsabilità dell’imputato, che, a seguito di questa sentenza, dovrà risarcire il danno e rifondere le spese delle associazioni ambientaliste che si sono costituite in giudizio, per un importo complessivo di DECINE DI MIGLIAIA DI EURO. L’uccisione ingiustificata di un orso non può rimanere impunita, questo è il messaggio importante.
La sentenza, le cui motivazioni saranno depositate il 15 ottobre, non è ancora definitiva e potrà essere oggetto di ricorso per cassazione. In ogni caso, la vicenda giudiziaria – come già rimarcato dal nostro avvocato Michele Pezone – rimarrà comunque storica, perché non si era mai vista, per l’uccisione di un orso, un’istruttoria costituita da prove testimoniali, da una consulenza veterinaria, una consulenza balistica del PM, una diversa consulenza balistica delle parti civili e dalla rinnovazione dell’istruttoria in appello, segno della grande attenzione data a questa vicenda, che l’associazione Salviamo l’Orso ha seguito fin dall’inizio.