La morte di Juan Carrito, investito la sera del 23 gennaio sulla SS17 all’altezza del cimitero di Castel di Sangro, lascia tutti noi, che ci dedichiamo con passione alla coesistenza uomo-orso nei corridoi ecologici, con un profondo senso di frustrazione e responsabilità per la perdita di un altro orso sulla strada.
In buona parte del nostro Appennino, le strade attraversano aree naturali ricche di biodiversità. Vivere in un territorio dove la Natura è predominante, considerato che quella stessa ricchezza è utilizzata in slogan per attirare flussi turistici, dovrebbe obbligarci a investire nella sua salvaguardia. Troppo spesso invece mancano politiche (locali, regionali e nazionali) che prevedano azioni concrete per mitigare il nostro impatto sulla preziosa e unica biodiversità che ci circonda.
Gli interventi di messa in sicurezza delle strade, per il bene della fauna e delle persone, soprattutto fuori dalle aree protette, non possono essere demandati alle associazioni o ai Parchi, che pure investono di propria iniziativa ingenti risorse ed energie per migliorare la coesistenza tra uomo e orso, per mitigare l’impatto delle nostre attività sulla sopravvivenza del plantigrado, per garantire un futuro a questa popolazione.
È necessario un cambio di marcia reale: si faccia in modo che la morte di un giovane orso non sia dimenticata domani e non sia stata vana.