Tre cacciatori di Lecce nei Marsi (AQ) sono stati assolti con formula piena dal giudice Stefano Venturini del Tribunale di Avezzano, perché il fatto non sussiste. Secondo il giudice non c’era alcuna prova certa che stessero cacciando.
Il giudice per le indagini preliminari li aveva rinviati a giudizio per i fatti risalenti alla notte del 2 febbraio 2005 quando, dopo un pedinamento della Forestale di Trasacco, i tre vennero fermati insieme a un’altra persona che poi patteggiò la pena. La Forestale aveva notato in località “Arciprete” di Ortucchio movimenti di diverse macchine. Dalla perquisizione all’interno delle macchine furono trovati fucili, visori notturni, binocoli e sangue di animali selvatici. Vennero accusati di caccia in periodo non consentito, di caccia in orario notturno in luoghi con presenza di neve e di aver utilizzato apparecchi per comunicare fra loro, oltre a visori notturni. Tutto ciò aggravato dal fatto che si trovavano nella zona di protezione esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
Al di la degli aspetti procedurali che hanno portato all’assoluzione dei cacciatori, infatti gli elementi di prova sembravano non lasciar dubbi sulla colpevolezza dei tre, rimane la preoccupazione di quanto sia diffuso il bracconaggio nelle aree di frequentazione dell’orso bruno marsicano (PNALM, Sirente Velino, Simbruini – Ernici in particolare) e l’amarezza di come sia difficile assicurare alla giustizia i colpevoli per le forze in campo, Corpo Forestale, Guardiaparco e Polizia Provinciale in primis.
Fonte: il Centro