loader image

Salviamo l’Orso al Workshop “Caccia e aree protette: quale futuro per l’Abruzzo”

29 Novembre 2013 | Non categorizzato

Oggi, 29 Novembre 2013, alcuni soci di Salviamo l’Orso sono stati ospiti del Workshop “Caccia e aree protette: quale futuro per l’Abruzzo”, tenutosi nella sala conferenze del Centro Agroalimentare di Villanova di Cepagatti (Pescara).

Il workshop è stato voluto dall’Ufficio Programmazione Attività Faunistiche e Venatorie della Regione Abruzzo per introdurre un nuovo modello di gestione faunistica e venatoria in Abruzzo, orientato all’utilizzazione mirata delle risorse faunistiche. Gli interventi dei relatori hanno dimostrato il ruolo fondamentale delle aree protette per la conservazione delle specie animali in forte declino nel nostro paese, alcune ancora oggetto di caccia come la coturnice e la lepre italica. Pertanto, regolare i prelievi di selvaggina è diventata una priorità per la Regione Abruzzo se vorrà tutelare la sua splendida biodiversità e continuare a fregiarsi del titolo di “Regione Verde d’Europa”.

Un intervento di particolare interesse per l’orso, intitolato “Tradizione venatoria, tecniche di caccia, normativa vigente e conservazione dell’Orso bruno marsicano: come quadrare il cerchio?”, è stato curato dalla D.ssa Barbara Franzetti dell’ISPRA che ha evidenziato tutte le lacune dei calendari venatori della Regione Abruzzo per quanto riguarda la caccia al cinghiale nell’areale di distribuzione dell’orso, l’inosservanza ai dettami del PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), la scarsa sinergia tra le istituzioni preposte e l’assenza di regole chiare che possano determinare divieti precisi nelle zone di protezione esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, soprattutto in quelli interessati dalla presenza dell’orso. Ne è emersa una situazione a dir poco confusa che, oltre a danneggiare gli stessi cacciatori, è inaccettabile per un territorio che ha il dovere di tutelare una specie di assoluta importanza comunitaria come l’orso. La caccia al cinghiale e non solo, ipotizza la Franzetti, rappresenta un chiaro fattore di disturbo per l’orso, soprattutto se non effettuata con sistemi considerati meno invasivi come la girata o attraverso il metodo degli abbattimenti selettivi.

La D.ssa Franzetti ribadisce la necessità di intervenire contemporaneamente su tutti gli altri elementi di impatto sull’orso (gestione dei cani vaganti, viabilità, pascolo brado, disturbo antropico generico, ecc.) se si vuole salvare dall’estinzione questo splendido abitante delle nostre montagne; azioni che Salviamo l’Orso sta mettendo in campo con forza e determinazione.