Non combatto mai battaglie già vinte”. Lo dice con la voce ferma, decisa, di chi sa che le azioni piccole, a volte, sono tasselli di una missione più grande.
Riccardo Poli, apicoltore, sostiene la convivenza uomo-fauna selvatica, pianta alberi dove non ce ne sono, e porta avanti un progetto umanitario in Africa.
Soprattutto, Riccardo è uno che guarda lontano. Dalle cime venete della Lessinia, il suo orizzonte si estende fino in Abruzzo dove ha scoperto Salviamo l’Orso sposandone la causa e poi più giù, fino in Guinea Bissau, dove da dieci anni forma nuovi apicoltori aiutandoli ad avviare un’impresa. Trentotto anni, titolare dell’Apicoltura dell’Orso: una piccola azienda biologica che conta 400 arnie, sparse sui monti di Verona, tra i 700 e i 1.500 metri di quota.
“Sono apicoltore dal 2010 – racconta – ma è solo dal 2019 che la mia azienda ha un nome legato al plantigrado”, grazie a un episodio per la verità non troppo piacevole. “Tre anni fa – spiega – un orso ha distrutto sette delle mie arnie sul Monte Baldo. È successo proprio nei giorni in cui stavo cercando un nuovo nome per la mia attività. Ero dispiaciuto per le mie api e per il danno economico, ma un orso si comporta da orso e, visto che è venuto a farmi visita, è diventato anche il simbolo della mia azienda”. L’apicoltore veronese è l’esempio di come la convivenza tra l’apicoltura e la presenza degli orsi sia possibile, anche in territori dove la gestione del conflitto uomo-fauna è difficile, come nelle Prealpi venete.
“Sono stato rimborsato – aggiunge Riccardo – e sono andato avanti. Un rimborso, d’altra parte, non è avvenuto quando, l’anno scorso, ho perso delle api a causa di un avvelenamento da pesticidi, quindi per una causa di origine umana”.
Per questo l’imprenditore ha deciso di farsi portavoce della convivenza pacifica uomo-orso. Lo fa con il suo miele di montagna: castagno, tarassaco, acacia, millefiori d’alta quota. E lo fa diffondendo anche nella propria regione le azioni di Salviamo l’Orso. “Ho scoperto l’associazione cercando online dei progetti a tutela dell’orso bruno – mi sembrava un modo giusto per ringraziare l’animale che ha dato un’identità al mio marchio”.
Riccardo ha aderito al progetto “Il Miele dell’Orso” e ha da poco donato a Salviamo l’Orso una parte del ricavato delle vendite del suo miele, che etichetta con il logo della nostra associazione diffondendone la conoscenza in ogni occasione. “Abbiamo nel nostro Paese un patrimonio naturale unico e fragile – commenta – e dunque abbiamo tutti il dovere di difendere ciò che è realmente a rischio, come l’orso bruno marsicano”. Con un coloratissimo camioncino (opera del famoso street artist Cibo), l’apicoltore porta in giro il nome di Salviamo l’Orso barattolo dopo barattolo, con una preziosa opera di sensibilizzazione oltre i confini dell’Abruzzo.
In Veneto Riccardo porta avanti anche dei progetti didattici per far conoscere le api ai più piccoli, ed è appena tornato da uno dei suoi tanti viaggi in Guinea Bissau dove porta tute e materiali per neo-apicoltori che non ne hanno disponibilità e dove fa formazione a chi gli chiede di poter intraprendere il suo mestiere anche nel proprio Paese, ma questa è tutta un’altra storia.